quarta-feira, 9 de novembro de 2011

DEMOCRAZIA ILLUSORIA O REALE? (in italiano)

Negli ultimi mesi abbiamo assistito a insurrezioni nel mondo arabo, a manifestazioni socio-economiche a New York, a agitazioni giovanili in Gran Bretagna, a possibili crak finanziarie di stati europei. Tra i molteplici fattori, molto differenti tra di loro, che determinarono questi avvenimenti esiste un comune denominatore: la coscientizzazione dell’esistenza di illusioni democratiche.
La “Illusione di Democrazia” altro non é che la “Accettazione aprioristica di meccanismi predeterminati quali unici mezzi accettati per il cambiamento”. Ciò che non é permesso essere messo in discussione è il quadro istituzionale definito dallo stato democratico borghese giá durante la sua gestazione: questo é quello che  impedisce un’autentica trasformazione nei rapporti tra democrazia e capitalismo e rende la Democrazia illusoria.
Comunque non dobbiamo farci trascinare nel utopistico tranello post-democratico di Marx, dove la libertá democratica risiede unicamente nella sfera apolitica (Associazioni Sociali, ONG e ONLUS) e dove le libere elezioni, l’indipendenza della magistratura, la libertá di stampa, le religioni e il rispetto dei diritti umani sono considerate solo masturbazioni mentali illusorie. Il Terzo Settore (sfera politica) puó aiutare una struttura politica, como al contrario la puó danneggiare.
Iniziamo a considerare praticabile l’estensione del decentramento di autonomie politiche regional, tali da rasentare l’indipendenza. La cultura dei popoli nasce da ragioni geografiche che stimolano le propensioni territoriali e cosí esaltando le vocazioni economiche locali (vini, formaggi, frutta, bovini, suini, ovini, industrie di trasformazione di legname, quelle di alto contenuto di energia, quelle tessili di filati animali o vegetali,...). É ovvio che una regione puó essere vocata in piú campi e, da queste propensioni, possono derivare effetti contradittori (economici, giuridici, ambientali,...) che possono essere risolti attraverso scelte politiche locali e indipendenti.
É da qui, ossia dalle ragioni che creano una cultura, che si deve riformare la democrazia, ossia progredire il sistema Stato-Nazione (nato alla fine del XVIII secolo con la rivoluzione francese): lo Stato é una entità política con confini geografici, la Nazione é una entità etnico-culturale regionale e le due entitá devono avere corrispondenza biunivoca. Esistono molti casi dove uno Stato agrega varie Nazioni e molte volte la loro cultura viene trascurata per motivi politici camuflati con interessi sociali e direzionati da forme di  media-marketing che impongono l’esigenza di consumi momentanei totalmente inutili.
Ogni Nazione, per esprimere il proprio potenziale, deve germinare la corrispondenza con uno Stato, cosí da potersi sviluppare basandosi sulla libertá di  regolamentare le proprie scelte e adeguandole alle proprie realtá culturali.
Tutto questo non significa separare, ma sviluppare la socialitá di varie culture attraverso la loro integrazione nel rispetto delle vocazioni di ognuno.
·         L’unione di forze differenti, convergenti verso il medesimo punto, aiutano lo sviluppo sociale.
·         Il perseguimento di uguali linee di principio, rafforzano intenzioni politiche corrispondenti.
·         La ricerca del progredire di una Democrazia comunitaria, deve trovare le basi di sostentabilitá al proprio interno.
Sono energie direzionate ad una globalizzazione omogenea della Democrazia, ma nelle forme peculiari di ogni Nazione che é anche uno Stato unico, sovrano e independente dentro una Unione propensa alla sociabilitá dei propri componenti.
Alla prossima.
Cappello dott. Armando

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